Magazine 29 Novembre 2022

Cistite e pavimento pelvico: facciamo chiarezza

Amica,

la cistite dopo i rapporti é più diffusa di quanto si possa pensare.
Eppure si parla ancora poco di una delle principali cause: una disfunzione del pavimento pelvico.

Ecco perché oggi vogliamo chiarire una volta per tutte la correlazione tra cistite e pavimento pelvico. Lo faremo in maniera speciale, avvalendoci dell’aiuto di un professionista nel campo: il Dottor Francesco Callipo, fisioterapista specializzato in riabilitazione del pavimento pelvico.

Iniziamo!

Cistite post-coitale: cosa ha a che fare con il pavimento pelvico?

La maggior parte delle donne che soffrono di cistite post-coitale non conosce cosa sia e/o che ruolo possa avere il pavimento pelvico.
Nessuno mi ha mai parlato di pavimento pelvico” è la risposta che riceviamo maggiormente da chi ci scrive per trovare una soluzione.

Oggi vogliamo fare chiarezza e affidarci al Dottor Callipo per passarvi le informazioni corrette sul ruolo del pavimento pelvico e sul legame che può avere con la cistite.

Tantissime donne ci contattano ogni giorno per lo stesso problema: la cistite dopo i rapporti. Si tratta di un fenomeno diffusissimo che porta molte donne ad aver paura dei momenti di intimità o, peggio, ad astenersi dai rapporti. Qual è il legame tra la cistite post-coitale e il pavimento pelvico?

Ah, qui attacco uno dei miei pipponi teorici, ma semplici da comprendere.
Uno degli esempi più lampanti per comprendere che siamo davanti ad una disfunzione del pavimento pelvico sono le infezioni ricorrenti.
Questo punto riguarda maggiormente le donne e sono abbastanza certo che il termine più utilizzato, e oserei dire abusato, è quello di cistite.
Ora, sia chiaro, questo non vuol dire che il termine cistite sia utilizzato impropriamente, però non è che sia sempre così chiara la cosa.
Senza andare nello specifico della terminologia, al termine cistite la maggior parte delle persone associa comunemente tutta quella serie di condizioni per le quali: “vado spessissimo a fare la pipì, non sempre riesco a svuotare bene, mi brucia durante o dopo la pipì, ho dolore o bruciore spontaneo a livello perineale” e altre cose simili.
Per riassumere al meglio un quadro che possa essere per te utile, partiamo dal concetto per il quale la cistite può essere divisa in maniera semplificata in due categorie: batterica e abatterica.

Quando la cistite è batterica, questa è confermata dalla positività di un’indagine di laboratorio (che sia ad esempio, un’urinocoltura o un tampone positivo): ma come ci arrivano in vagina o in vescica questi batteri? Semplice, considerando sempre i termini generali di questa spiegazione, che non potranno mai essere così specifici da includere tutto e da sostituire la qualità che una valutazione con un* professionista specializzato possa dare in termini di inquadramento dei sintomi, a meno che non ci sia stata una trasmissione per via sessuale, tendenzialmente questi batteri arrivano da un intestino che lavora male.
Ora, immaginate l’intestino come una distesa infinita ricoperta da miliardi di batteri che rappresentano la famosissima flora batterica. Quando un intestino lavora male, questo esercito di difesa che ci aiuta anche ad assorbire nutrienti e in tante altre cose a livello metabolico, comincia ad alterarsi, favorendo la riduzione di quella parte di batteri che a noi è favorevole e predisponendo la proliferazione di quei batteri cattivi, che a seconda dei loro gusti cominciano a migrare in altri tessuti del corpo, finendo anche in vagina o in vescica. Abbiamo qui un’infezione e una cistite batterica.

Qual è quindi quella abatterica? Una cistite abatterica è quella condizione per cui “faccio spesso la pipì, mi brucia” e tutto quello che abbiamo detto prima, la causa non è la presenza di un’infezione, ma una disfunzione del pavimento pelvico che nel suo stato di sofferenza partecipa a far percepire un ventaglio di sintomi praticamente sovrapponibili a quelli di una cistite batterica.

Esistono dei sintomi/segnali, al di là della cistite post-coitale, ai quali una donna può porre attenzione per ipotizzare la presenza di disfunzioni del pavimento pelvico?

Certo che sì, e li ripetiamo continuamente tramite la nostra divulgazione online e social, @ilovepelvicfloor su IG se ancora non segui.
Finchè ci sarà ancora almeno una donna nella nebbia di confusione che spesso intrappola e non fa trovare la giusta strada di risoluzione.

Riassumendo: alterazione della frequenza minzionale (ogni 2-3h circa) e fecale (dalle due volte al giorno, alle due a settimana), difficoltà negli svuotamenti vescicali e/o fecali, difficoltà a trattenere volontariamente pipì e cacca, dolore durante i rapporti, dolore pelvico (spesso presente durante la fase mestruale).
Questi sono i principali campanelli, che se incontrati nel proprio percorso suggeriscono una valutazione specialistica.

Come si svolge e quanto dura in media il percorso di riabilitazione del pavimento pelvico?

Un percorso riabilitativo prevede prima di tutto una valutazione, che deve occupare almeno 90 minuti per avere una base qualitativa.
Il percorso, come potete ben immaginare, è soggettivo: dipende dalla condizione, dalla compliance (la capacità di adattarsi e rispondere alle indicazioni terapeutiche) del paziente, e dalla risposta fisiologica di tessuti e organi al trattamento.
Come per S. è bastato un appuntamento mensile per 5 mesi per riprendere un’attività penetrativa senza problemi, così per G. sono serviti 8 appuntamenti nel giro di 3 per ritrovare la capacità di contenere la pipì che perdeva a scuola durante la sua attività professionale.

La variabilità di questi trattamenti è legata anche alle caratteristiche del professionista: un esempio è nella gestione di un dolore pelvico cronico, per il quale il professionista adeguatamente formato ha anche la possibilità di definire le basi di una PNE (Pain Neuroscience Education) per definire insieme al paziente le basi di una strategia comportamentale mirata alla gestione dell’elaborazione del dolore a livello del Sistema Nervoso Centrale.

Alla fine, non è tanto importante quanto sia la durata di un percorso riabilitativo, ma quanto più sia specializzato il professionista di riferimento, in modo da rendere più efficace, integrato e multisistemico un trattamento.
Mi fermo con i paroloni, ma avete capito, giusto?

Come si può evitare di tornare indietro, una volta conclusa la riabilitazione del pavimento pelvico?

Risposta secca.: l’ efficacia di un percorso riabilitativo si misura dal livello di consapevolezza che si matura riguardo il proprio pavimento pelvico, il proprio corpo e lo stile di vita da definire per far sì che questi siano al miglior stato di salute.
Se si scelgo il giusto professionista, e si lavora bene durante il percorso, i risultati perdurano.

 

Ringraziamo il Dottor Callipo per il tempo che ci ha dedicato e per il prezioso contributo.
Il Dottor Francesco Callipo riceve a Salerno e a Battipaglia. Segui il suo profilo Instagram per ulteriori approfondimenti (@ilovepelvicfloor).

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